Scrivano rivela una singolare personalità creativa in cui convergono valori di preciso e scandito realismo alla Sciltian , altri di fascino simbolistico alla Redon e altri ancora di natura fantastica e surrealistica .
In sostanza egli è pittore di area figurativa ma la sua figurazione , anche se parte da una identità iconografica di cose e presenze della realtà , si carica sempre di una sostanza fervidamente fantastica e inventiva che penetra nella dimensione enigmatica del simbolo e della metafora e raggiunge il territorio del surreale dove il discorso tematico diventa racconto onirico , sognante , quasi sempre toccato da una tensione di tipo espressionista vibrante di inquietudine esistenziale .
E’ evidente tutta l’ammirazione di Scrivano per Dalì nel cui mondo immaginifico e trasfigurativo egli identifica un suo modo di pensare e fare pittura .
Ma se è vero che certi scatti surrealistici di Scrivano risalgono alla frenetica estrosità del maestro spagnolo , è vero anche che l’atmosfera del suo racconto pittorico è altra e diversa poiché più raccolta e introversa in simbolismi sentimentali e intimisti decisamente estranei alla pittura di Dalì .
Nella panoramica della pittura piacentina contemporanea Scrivano si inquadra tra quei pochi autori che continuano quella “pittura del fantastico” , che proprio a Piacenza diede vita negli anni dal 1945 al 1960 , ad una vera e propria “scuola” riconosciuta anche dalla grande critica nazionale .
Alle sue tematiche surrealistiche e simbolistiche egli funzionalizza un sapiente e ben scandito ruolo del colore ad olio che si impatta sulla tela con profondi e penetranti tonalismi carichi di tensione e psicologia .
( Enio Concarotti – 1996 )