a “ fantasy – pittura “ di Rosario Scrivano

In mostra una selezione di opere che indagano l’uomo e la natura

Rosario Scrivano è un pittore “ oltre – al di là – fuori ( in o out ) – fantasia – invenzione – iper (una nota sopra) – minimal (una nota sotto) – varco – strappo – passaggio – contrasto – confronto – simbolo – metafora – puro visibile – puro invisibile – dubbio – incontro – fedesperanzasogno – colore dell’amore (rosso) – colore del relax sereno (azzurrino chiaro) – ermeticamente limpido – limpidamente enigmatico – non piede piatto sulla sicura realtà – ricerca – avventura – bilico – rischio – pericolo – sul filo della vita “ .

Scrivano ha in sé il dono magico della “ visione “ che trasforma , allontana , avvicina , esalta , deprime , cambia significato e senso a tutto ciò che ci circonda e preme sulla nostra condizione esistenziale . Nella sua pittura vibrano un “si” e un “no” che sono valori in contrasto della personalità umana e che l’amore , il sentimento , l’intelligenza , l’intuito improvviso o la meditazione pensosa devono saper comporre in armonia e simbiosi per poter continuare a vivere .

Il titolo di questa mostra è “ Oltre la Tela “ , e compendia già in sintesi ciò che Scrivano intende svolgere nel suo discorso artistico che è quello della linea di demarcazione che separa il più compiuto e perfetto realismo delle cose dalla vera presenza della spiritualità umana .

La tela oltre cui dobbiamo andare è la stessa su cui opera l’autore (preciso riferimento ad una professionalità che dà valore e peso alla sostanza materia su cui il pittore fatica , lavora , dipinge) ma che , se abbassata e aperta in un benché ristretto varco di visibilità , permette l’incontro con chi sta dietro il sipario e cioè con l’Uomo che , attento e concentrato di viso e di sguardo , ci dice che è lui , insomma e sempre , il protagonista centrale , fondamentale , di base , del nostro mondo vivibile .

I colori più affascinanti , la maestria tecnica più precisa e minuziosa , la struttura compositiva più attraente che gli stanno di fronte fanno sì parte di questo mondo , ma si rivelano come pretesti estetici che ci imprigionano in una piacevole soddisfazione che ostacola lo slancio esplorativo oltre la tela . La Verità – Uomo che sta “oltre” , Scrivano la raggiunge in due modi diversi , entrambi di svolgimento figurativo , che partono , uno dalla forza e dalla drammaticità dell’espressionismo , l’altro da un realismo naturalistico che si concretizza nelle “ Nature morte “ .

Sembra un contrasto volutamente dialettico e provocatorio ma così non è poiché tanto la possente figura dell’uomo e la potenza grandiosa della natura , quanto la semplice rappresentazione di un frutto della terra e dell’albero (banane, uve, mele, pere, fragole, limoni, verze, noci, peperoni, pomodori) si sublimano nel simbolo , nella metafora , nel significato di qualcosa che sta al di là , misteriosamente nascosto e prezioso , che bisogna cercare di raggiungere , conquistare , conoscere e amare magari pagando con duro impegno sentimentale , psicologico , concettuale .

Se appare indubitabile che Scrivano debba essere inquadrato in quella piacentinissima Scuola del Fantastico che tanta importanza assunse in campo nazionale e anche internazionale negli Anni ’45 – ’50 , va subito precisato che egli non va a braccetto coi vari Spazzali , Foppiani , Bertè , Armodio , Braghieri , Grassi , Corradini , Fornari e altri ancora semplicemente perché il suo progetto surrealistico è di altra specie , assolutamente autonomo e personalissimo , mai giocato e ironico , mai favolistico tra nuvole chagalliane , ma piuttosto penetrante e acuto alla Dalì ( che rimane per lui il maestro più estroso e suggestionante ) o morbido e disteso alla Morandi .

Scrivano ha una sorgente fantastica diversa , con altri stati d’animo , altre emozioni , altre passioni, altre esperienze di sentimento e di intelletto da esprimere e raccontare sulle sue tele . L’avvicinarsi alla pura astrazione , all’informale , alla fragilità fiabesca , non lo richiama , non gli interessa .

C’è sempre in lui il senso della frontiera che demarca il verismo delle cose che sono e stanno nella realtà dal potere portentoso della fantasia inventiva che le trasforma e le nobilita in più alti significati . Ogni suo quadro ha l’accompagnamento di un flash – didascalia che a volte si amplia in una vera e propria composizione lirica sicchè Scrivano va collocato senz’altro in quella schiera di “ poeti visivi “ che scrivono poesie con colori e pennelli e , dunque , da valutare anche dal punto di vista letterario nell’ambito dell’epigramma e dell’ Haycù giapponese .

Una pirandelliana didascalia che dice “ Ora ti conosco “ (ricerca del personaggio sotto la maschera) illumina uno dei quadri di maggior spicco in questa mostra . Si tratta di un clown (in fondo una tematica figurativa molto usata nella pittura moderna ) ma il suo è un clown – specchio in cui l’autore scopre , senza reticenze né fiacche ipocrisie , se stesso , i valori più significativi della sua identità , gli aspetti forse anche inconsci o sbadatamente trascurati della sua personalità : incombe una lontana , timida voglia di piccola e sorridente serenità sconvolta , però , dall’irruenza segnica e cromatica di una accorata , persistente malinconia .

In una terza saletta da definirsi “ dei ricordi del tempo giovane “ , Scrivano (che tutte le altre opere ha dipinto con unica tecnica ad olio ) espone una serie di grafiche a biro e pastello che raccontano , con un disegno lineare e pulito , frammenti (per lo più ritrattistica) della sua infanzia – adolescenza – prima gioventù in cui emergono figure di compagni di giochi , fanciulle di primo innamoramento

persone amiche che gli passarono accanto .

E’ uno Scrivano tutto raccolto in intimità personale , immerso in una silenziosa nostalgia .

( Enio Concarotti – 2005 )